giovedì 1 luglio 2010

Cross posting - La proposta di matrimonio


Ancora lino, ancora ricami in un abito fresco e arioso, di linea scampanata e scollato a barchetta. Il ricamo, bordato a greche e col tema della frutta, è realizzato sovrapponendo tessuto di lino sagomato e poi bordato tono su tono. L'orlo è piombato e nelle spalline è cucito il ferma reggiseno, di modo che non sbuchi nulla dallo scollo che si estende oltre la clavicola. In origine la chiusura era a bottoni nascosti, alta in modo tale che l'abito andava per forza infilato dal basso. Un sistema poco pratico, soprattutto nell'allacciatura,  così l'ho fatto  modificare inserendo una cerniera, ed ora l'abito si infila dall'alto.


Ho voluto indossare questo vestito della nonna ieri sera per una occasione speciale, come speciale è quello che si è verificato e che attendevo da tanto tempo: ho ricevuto una proposta di matrimonio, e con immensa gioia ho risposto "Sì!"

lunedì 31 maggio 2010

Cross posting - Lino d'altri tempi


Un lino che non si stropiccia? Esiste, quando è confezionato con la consistenza e la pesantezza di un abito come questo. La costruzione è particolarissima: da una parte c'è l'assemblaggio sartoriale con tutti i singoli pezzi di tessuto sagomato, che conferiscono all'abito, nella semplicità della sua forma,  perfetta vestibilità, avvolgenza,  caduta impeccabile. Dall'altra c'è la divisione obliqua tra i due colori - nocciola e naturale. All'interno della fodera i due tessuti si sovrappongono , ma all'esterno, sul vestito, l'unione è macherata dal ricamo floreale che crea effetto di contrasto sia col panna che con nocciola.
Scollo a barchetta davanti;  più profondo, a V, sul retro. Nelle spalle è nascosto il consueto laccetto ferma reggiseno,  sulla cinturina interna per fissare l'abito in vita è cucita la firma della sartoria : "G. Baruffaldi", come sempre.


Da indossare ad una cerimonia primaverile o estiva,  con una stola intrecciata di lino e cotone, che riprende i colori dei fiori; decolletè chiuse nocciola, una borsina coeva, perle per illuminare ed uno chignon basso un po' spagnoleggiante.


venerdì 28 maggio 2010

Lei


Eccola, lei, mia nonna. 
Fotografata mentre si dedica ad una delle sue passioni (una delle tante che mi ha trasmesso) : il giardinaggio.
Gonna al ginocchio, una camicetta semplice e femminile, i suoi occhiali sempre al collo, gli immancabili guanti da giardinaggio, un mazzolino di margherite in mano e quello sguardo dolce e al tempo stesso acuto.
Sullo sfondo l'immenso faggio pendulo del suo giardino,  che ha ospitato la casetta di noi bambine e mille giochi fatti con lei. Trenta anni dopo, quel giardino l'ho curato io.



mercoledì 7 aprile 2010

Drappeggi e plissè


Visto che la primavera "vera" e il clima mite ancora latitano, dedico ancora un post ad un vestito della nonna -  invernale - già indossato a capodanno,  abbinato al blu.

E' prevalentemente fatto in  crêpe di seta sostenuta e ciò che lo rende interessante è l'utilizzo di drappeggi appena accennati nel corpetto e sulle spalline; ma soprattutto la gonna: composta da una sottogonna di taffetà che termina con tre balze a plissè soleil di  crêpe sovrapposto a pizzo; e da una sopragonna che sormonta come una calotta quella sottostante tenendosene discostata, creando così un effetto di  volume.
C'è poi l'asimmetria delle scollature: rotonda e castigata davanti, profonda e scenografica sul retro, ad evidenziare il drappeggio delle spalline.
Sono presenti la consueta piombatura negll'orlo e il  laccetto fermareggiseno nelle spalline.










Abbinato alla trasparenza di un  golfino aperto a maniche corte e a calze di tulle questo vestito è sfruttabile anche in primavera, almeno finchè il caldo non si deciderà ad arrivare.


venerdì 2 aprile 2010

Liberty - Stabilimento Carlsberg (ex Poretti) a Induno Olona (VA)


Ecco un altro capolavoro dell'architettura Liberty varesina, questa volta declinato in una tipologia interessantissima, che oggi porta il nome di "archeologia industriale".

Nel 1877 il cavalier Angelo Poretti, tornato da un soggiorno in Cecoslovacchia, dove aveva esercitato l'attività di costruttore di ferrovie, acquistò alcuni edifici già esistenti sull'area dove ora, su una superficie di 25.000 metri quadrati, proprio al confine della Valganna, sorge lo stabilimento della Poretti per la produzione della birra.

Egli, in quel paese aveva conosciuto l'arte di fabbricare la birra, una bevanda che gli italiani importavano esclusivamente dall'estero. Poretti, con l'aiuto di un mastro birraio di Praga nel 1885, dopo aver ristrutturato e ampliato i vecchi locali, produsse la prima birra con il marchio Splugen.
 I veri e propri lavori di ristrutturazione, però, iniziarono nel 1901 per terminare nel 1907. La scelta di questa zona non fu casuale in quanto si poté sfruttare una sorgente d'acqua naturale, la Fontana degli Ammalati, essenziale per la produzione della birra. Quella birra prodotta in "casa" era una sfida alle fabbriche di produzione straniera che avevano molta più esperienza e vendevano anche sul mercato italiano.

Angelo Poretti non si scoraggiava facilmente di fronte alle difficoltà: per esempio fece costruire le cantine di fermentazione e deposito in modo da poter essere inglobate in altri locali che venivano riempiti di ghiaccio trasformandosi così in una gigantesca ghiacciaia. Il ghiaccio veniva fornito dal vicino lago di Ganna e da altre località allagate appositamente e poi trasportato da carri trainati da buoi.

Angelo Poretti morì nel 1901. A lui si sostituirono i nipoti, il commendator Angelo Magnani per la parte tecnica, il grand'ufficiale Edoardo Chiesa per quella amministrativa a cui si aggiunse anche la tecnica quando, nel 1924 morì il commendatore. Nel 1902-1903 l'azienda era ormai ben avviata e l'edificio di lavorazione era terminato.

Esso si presentava esteriormente con belle decorazioni di ferro battuto.

La costruzione era stata realizzata dallo studio di architettura Bihl e Wolz di Stoccarda, che verrà nuovamente interpellato nel 1905 per un lavoro di ristrutturazione generale.

Ci furono in seguito altri interventi che dimostravano la vitalità dell'azienda che si espandeva sempre di più. Era necessaria a questo punto, l'opera di specialisti provenienti da paesi stranieri dove la birra veniva già prodotta con grande esperienza ed era divenuta da tempo un'importante attività industriale.

Tra il 1905 e il 1912 si realizzarono vari lavori di ristrutturazione fra cui la costruzione di un'altra parte dell'edificio detto "a pettine" (per via del tipo di tetto) nel 1906; il completamento della seconda galleria di ferro nel 1907 che crollò nell'inverno del 1912, probabilmente non aveva resistito al gelo di quell'anno. Sempre nel 1907 venne innalzata l'attuale sede di lavorazione primaria, cui si affiancò la torre per le scale, non prevista nel progetto.

Furono necessarie anche altre strutture, ad esempio la costruzione di una nuova centrale termica realizzata nel 1908.Nel 1909 si incominciò ad innalzare la torre dell'acqua fino a raggiungere i primi due piani. L'opera verrà completata nel 1920. Subito dopo la prima guerra mondiale, la Poretti conobbe un nuovo sviluppo, si rese quindi necessario un ampliamento delle cantine di fermentazione e di deposito. L'incarico venne affidato ad Alfred e Richard Bihl, i figli del primo progettista. Dal 1929 al 1931 ci furono altre ristrutturazioni realizzate dall'ingegner Carlo Felice Niada di Varese. Dal 1939 la Birreria Poretti divenne proprietà della famiglia dei conti Bassetti, cui già apparteneva la birreria Spluga di Chiavenna.

Quando si costruisce un edificio di produzione industriale è ben difficile conciliare la funzionalità con l'aspetto esteriore. La Birreria Poretti rappresenta un esempio di fusione di due elementi; la si studia, infatti, anche come complesso monumentale artistico che passa sotto il nome di archeologia industriale. L'insieme degli edifici mostra di rifarsi espressamente al gusto Liberty italiano. Si può osservare, in vari punti dell'edificio, l'accostamento di stili differenti che ricalcano l'architettura egiziana, il naturalismo e il classicismo. Proprio per questo motivo, gli elementi decorativi sono vari e numerosi: mascheroni, grottesche, medaglioni con frange e gocce, lesene giganti e conchiglie. Inoltre sono anche presenti elementi simbolici: festoni di fiori di luppolo (da cui si ricava la birra) e i tini di ferro battuto.


Un po' di foto, scattate dall'aereo e da terra:








martedì 9 marzo 2010

Marcassite, argento, e ....


La marcassite è un minerale simile alla pirite e con lucentezza metallica, chimicamente è disolfuro di ferro.
Viene  lavorata ad uso ornamentale, spesso tagliata come le rosette di diamante ed incastonata nei gioielli per donare ad oggetti spesso nuovi un aspetto antico.
Si trova anche incastonata nella bigiotteria del periodo vittoriano , in quella degli anni 30 e in alcune realizzazioni moderne.
E' quasi sempre abbinata all'argento e alle pietre dure, in particolare al granato, alla giada, all'onice e alla corniola. 
Oltre a quell'allure antica, la marcassite riesce anche a dare grande luminosità ai gioielli e a trasformare oggetti anche semplici nelle forme in piccoli capolavori ornamentali, come è possibile vedere nelle foto che seguono.


Questa spilla floreale è un regalo di mia mamma. E' luminossissima, risalta molto sul nero ed è perfetta per chiudere stole e golfoni. La marcassite illumina le foglie,alposto dei fiori, gemme di granato.






Questi pendenti sono i primi orecchini che ho comprato, ormai 20 anni fa. Molto classici, di sapore vittoriano. La marcassite è abbinata alla corniola. 
Così belli da spingermi  a "disubbidire" a mio padre - che non voleva facessi i fori a i lobi -  pur di averli e poterli indossare.






Una tartarughina fatta ciondolo, in argento e granati, recente addizione alla mia collezione di tartarughe. La marcassite decora il centro del guscio ed evidenzia gli occhi. Le zampette e il collo si muovono rendendo ancor più curioso questo gioiello.





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